Tra le patologie traumatiche che coinvolgono la mano, il dito a martello si distingue per la sua apparente semplicità, ma anche per la complessità del trattamento e il lungo percorso di recupero. Il Dott. Mario Igor Rossello spiega le caratteristiche di questa lesione e i trattamenti più efficaci.
Cos’è il dito a martello
“Il dito a martello – spiega il dott. Rossello – è una patologia traumatica molto frequente. Consiste nella rottura dell’ultima porzione del tendine che estende l’ultima falange del dito. Di conseguenza, la falange ‘cade’ e il paziente non riesce a raddrizzarla”.
“Questo è dovuto ad una lesione della lamina estensoria terminale, una struttura estremamente sottile di circa 2-3 decimi di millimetro di spessore. Per questo motivo, in caso di lesioni traumatiche chiuse, ovvero senza tagli, il trattamento consigliato è quello conservativo”.
Il trattamento conservativo
Nel trattamento conservativo “si utilizzano tutori che mantengono la falange in completa estensione per circa quaranta giorni,” spiega il chirurgo. “Questo periodo prolungato è necessario per consentire al tendine di cicatrizzarsi nella corretta posizione.”
Questo approccio richiede pazienza e dedizione, sia da parte del medico che del paziente. Tuttavia, non tutte le lesioni guariscono adeguatamente con il trattamento conservativo, e in questi casi si rende necessario un intervento chirurgico.
La chirurgia per il dito a martello
“Le lesioni che non guariscono correttamente con questa tecnica possono essere corrette successivamente con un trattamento chirurgico. Questo consiste nel ritensionare questo tendine attraverso una plicatura, in modo da recuperare quel millimetro di eccessiva lunghezza del tendine che impedisce il recupero della piena estensione” conclude il Dott. Rossello.
Il chirurgo sottolinea che, sebbene il dito a martello possa sembrare una lesione di lieve entità, in realtà rappresenta una sfida significativa per il recupero completo della funzionalità del dito.